Io adoro la storia della mia città, non solo perchè è la mia città, ma perchè svela il perchè siamo come siamo e dove ci siamo persi, purtroppo!
La storia di Napoli è una storia di dominazioni straniere e di un popolo che, nonostante tutto, non ha mai perso la propria identità, trasformando queste "influenze" in qualcosa di proprio, caratteristico, anche e soprattutto per quanto riguarda la cucina!
Il periodo più affascinante, per me, è sicuramente il periodo della dominazione Borbonica. Anche se è un periodo caratterizzato da luci ed ombre, dovute alle varie successioni al trono. Il primo re, Carlo III fu un re molto amato; abbellì la città con molte opere, il Teatro San Carlo e la Reggia di Caserta, solo per citarne alcune, e rese Napoli uno dei centri culturali più importanti d'Europa. Ma purtroppo lasciò il trono al figlio Ferdinando IV e da qui iniziarono le ombre. Fu cacciato per ben 2 volte e per 2 volte riuscì a ritornare cambiando il suo nome in Ferdinando I e instaurando un rapporto di reciproco odio con i napoletani, tanto che il popolo inventò una filastrocca contro il sovrano che recita:
“Fosti quarto e insieme terzo,
Ferdinando or sei primiero
E se séguita lo scherzo
Finirai per esser zero”.
Anche per l'aspetto culinario, questo è stato un periodo molto intenso, ed è proprio in questo periodo che la cucina napoletana è maggiormente influenzata dalla cucina francese, grazie all'arrivo dei monzù (monsieurs) e dei vari gattò (gateau), ragù (ragout) e altri termini francesi napoletanizzati.
E' anche il periodo di Vincenzo Corrado, che scrisse il Cuoco Galante ( tra qualche giorno nella mia libreria e presto su questo blog), dove è molto forte l'influenza della cucina francese.
Insomma, quando ho visto questa ricetta sul blog di Loredana, non poteva che essere questa la ricetta con cui avrei partecipato a The Recipe-tionist di febbraio.
More...